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Le tante facce dell'arrampicata

Quali discipline di arrampicata esistono?

9 minuti di lettura
Per la prima volta l'arrampicata sarà una disciplina olimpica a Tokyo nel 2021. Ma quali tipi di arrampicata ci saranno? E in generale quante e quali discipline di arrampicata esistono? La climber professionista e autrice per Bergzeit, Natalie Bärtschi, ci mostra una panoramica del mondo dell'arrampicata.

Trad o sportiva, in falesia o in palestra, su corda o boulder… l’arrampicata si declina in moltissime discipline tutte affascinanti a modo loro. A seconda di dove, come e quando si arrampica e a seconda dello stile che si segue, l’arrampicata assume per ognuno un significato diverso. Questa varietà permette di vivere e interpretare questa magnifica attività come più si preferisce. Così facendo questo sport riesce ad accontentare e ad includere tanti tipi diversi di sportivi e amanti della montagna: c’è chi resta “appeso” in parete per ore ed ore con molto materiale e invece chi preferisce arrampicare in tutta leggerezza con solo scarpette e magnesite al seguito, eppure una volta trovata la disciplina giusta è difficile non innamorarsi del mondo verticale.

Essendomi io stessa innamorata dell’arrampicata anche grazie alle sue diverse discipline, proverò brevemente a spiegarvi in questo articolo quali discipline di arrampicata esistono e da cosa sono caratterizzate.

Nota: alle olimpiadi l’arrampicata sarà composta da 3 discipline i cui risultati saranno combinati insieme per avere un unico risultato generale. Un po’ come succede nelle discipline di ginnastica artistica a gruppi (trave, corpo libero e parallele sono combinati insieme).

Boulder (disciplina olimpica)

La prima disciplina olimpica è il boulder.
Il boulder comprende l’arrampicata senza materiale di sicurezza (come corda, imbrago e rinvii) ad un’altezza di massima 4,5 metri (altezza saltabile in discesa senza troppe difficoltà), assicurata da tappeti di gommapiuma molto spessi che attutiscono le cadute. Una via di boulder è composta da pochi movimenti, che però sono spesso tecnicamente o fisicamente più impegnativi. Questa disciplina è particolarmente adatta ai principianti, in quanto non richiede conoscenze specifiche dell’arrampicata e ha bisogno di pochissimo materiale. Basta un paio di scarpette da arrampicata, della magnesite per le mani sudate e si è pronti per affrontare la parete.

In origine, il boulder è era una sorta di forma di allenamento per l’arrampicata sportiva ma con il passare degli anni si è sviluppato fino a diventare una disciplina indipendente. Ad oggi ci sono atleti di punta come Adam Ondra, Janja Garnbret o Jan Hojer che si misurano l’uno contro l’altro in Coppa del Mondo.

Esistono anche tipi di boulder particolari, come gli highwalls, dove il concetto di “saltabile” per definirne l’altezza massima non è più appropriato. In questi casi la parete da arrampicata può essere molto alta e una caduta potrebbe avere conseguenze fatali. Per questo motivo solitamente i climber praticano e imparano quasi a memoria le sequenze dei movimenti per affrontare la parete.

Due ragazze stanno facendo boulder in palestra
Il boulder – ovvero l’arrampicata ad altezza di salto, senza corde e dispositivi di sicurezza – è una disciplina di arrampicata molto diffusa. | Foto: Bergzeit

Arrampicata sportiva (disciplina olimpica)

La seconda disciplina olimpica è la cosiddetta arrampicata sportiva. Qui il climber arrampica su pareti molto più alte ma è assicurato tramite una corda, che viene fissata alla parete con dei rinvii, e tramite l’azione di sicura fatta da un compagno di arrampicata sotto la via.

Una prima distinzione in questa disciplina avviene tra “arrampicare da primi” (o lead) e “arrampicare da secondi” (o top rope).

  • Quando si arrampica da primi si aggancia la corda nei rinvii in parete man mano che si sale per mantenere la caduta il più corto possibile ed evitare di arrivare fino a terra.
  • Quando si arrampica da secondi, invece, la corda è già stata agganciata alla catena (ovvero il punto più alto della via) e quindi in caso di “caduta” il climber rimarrà subito appeso alla corda e non perderà l’altezza raggiunta.

La corretta manipolazione della corda e del dispositivo di assicurazione è importantissima ed essenziale sia che si salga da primi, che da secondi. Prima di lanciarsi nell’arrampicata è obbligatorio imparare le tecniche giuste – possibilmente seguendo un corso base. In fine, a differenza del boulder, questa disciplina richiede una certa resistenza, sia per sopportare l’altezza che per lo sforzo prolungato in parete.

Una climber sta arrampicando da prima in palestra
Quando si arrampica da primi (o in lead), il climber mette la corda nei rinvii man mano che sale. | Foto: Bergzeit

Speed climbing (disciplina olimpica)

Lo speed climbing è la terza disciplina che completa il formato olimpico dell’arrampicata.
Qui il cronometro fa da padrone: più veloci si va, meglio è! La via da speed è alta solitamente 15 metri, inclinata negativamente di 5 gradi e conta un numero fisso di prese, ovvero 25i. Il detentore del record di velocità, l’iraniano Reza Alipourshenazandifar, ha impiegato solo 5,48 secondi per finire la via. Per darvi un’idea 5 secondi equivalgono a un respiro profondo! Con 6,995 secondi, l’indonesiana Aries Susanti Rahayu è stata l’unica donna ad essere scesa sotto i 7 secondi.

Oltre allo speed in palestra esiste anche lo speed climbing in falesia: consiste ad arrampicare una via di più tiri nel minor tempo possibile. L’impresa probabilmente più conosciuta al mondo è il record di velocità su the Nose in El Capitan nello Yosemite, stabilito nel 2018 da Alex Honnold e Tommy Caldwell (1:58:07 per una lunghezza di 610 metri).

Arrampicata sportiva in falesia

A differenza dell’arrampicata in palestra, quando si arrampica in falesia bisogna portare con sè molta più attrezzatura (soprattutto rinvii e moschettoni): sulla roccia non ci sono rinvii fissi ma solo spit, chiodi e catene per fare manovra e scendere. Le vie su roccia sono solitamente molto più lunghe rispetto ai 15m in palestra. Questo richiede l’utilizzazione di una corda più lunga – in generale dai 60m agli 80m – e circa 10 o 15 rinvii. I tipi di via, di roccia, di movimenti e di varianti sono praticamente infiniti: si può passare dall’arenaria in America al calcare nei paesi mediterranei e così via – ce n’è davvero per tutti i gusti.

Per identificare il grado di difficoltà della via esistono diverse scale di valutazione, la più comune in Europa è la scala francese e attualmente si è raggiunto il 9c. Fino ad oggi sono state riconosciute solamente 2 vie con difficoltà 9c: “Silence” a Flatanger (Norvegia), scalata da Adam Ondra nel 2017 e Bibliographie a Céüse (Francia) scalata da Alexander Megos nel 2020.

Arrampicata sportiva su vie lunghe

Come suggerisce il nome, queste vie sono molto più lunghe rispetto alle vie in palestra o da arrampicata sportive e sono composte da più “tiri”. Un “tiro” o “pitch” in inglese indica una via delimitata in cima da una sosta o una catena.

Per fare una via lunga, si arrampica alternati: il primo arrampica fino alla catena o sosta e, dopo aver fatto le manovre di sicurezza, assicura il compagno di sotto che a sua volta comincerà ad arrampicare per raggiungerlo. Dopo aver superato con successo un tiro, la stessa procedura si ripete per tutti gli altri tiri fino a che non si arriva in cima. Per fare una via lunga si passano solitamente diverse ore in parete, ma ovviamente la durata dipende dalla lunghezza della via e dal numero di tiri.

Lo “step” successivo alle vie lunghe è l’arrampicata sui cosiddetti “Big Wall”: si tratta di pareti molto lunghe per le quali difficilmente basta un giorno per arrivare in cima – in questo caso i climber prevedono di bivaccare uno o più giorni in parete. La Dawn Wall nel parco nazionale dello Yosemite (America) è ad oggi probabilmente la via multipitch (o via lunga) più difficile al mondo, scalata per la prima volta nel 2015 da Tommy Caldwell e Kevin Jorgeson. Adam Ondra è stato ad oggi l’unico a ripeterla nel 2016.

Due climber su una via lunga
Nel caso di vie lunghe, è necessario montare delle soste per fare sicura sulle diverse lunghezze. | Foto: Bergzeit

Parkour

Il parkour è in realtà un tipo particolare di boulder. Si tratta di movimenti dinamici, che spesso richiedono molta coordinazione, precisione e uso delle curve. Per la sua spettacolarità e i suoi movimenti adrenalinici, il parkour (e le sue gare) gode di grande popolarità particolarmente tra i giovani.

L’associazione tra parkour e arrampicata fa molto discutere nei due ambienti: molti climber sostengono che il parkour si è talmente trasformato che non ha più nulla in comune con l’arrampicata vera e propria. Tuttavia, molti atleti di alto livello sostengono ancora che le mosse del parkour rientrano nel repertorio standard delle mosse da arrampicata e quindi non negano il legame tra le due discipline.

Arrampicata trad

La grande differenza tra l’arrampicata trad, dove l’ultima parola è l’abbreviazione per “tradizionale”, e quella sportiva è che nella prima non vengono fissati materiali sulla roccia come spit, chiodi o catene. Durante la salita, si incastrano quindi nelle fessure della parete delle protezioni veloci come “friend” e “nut“, che vengono poi completamente rimossi. Non si lasciano tracce, la roccia è “pulita” e libera – motivo per il quale l’arrampicata trad è anche conosciuta come “clean” (pulita).

A seconda della roccia e delle fessure disponibili, le possibilità di fissaggio possono però essere molto limitate, il che a volte può portare a lunghe cadute. L’arrampicata tradizionale è particolarmente popolare a Gritstone in Inghilterra o a Indian Creek negli Stati Uniti. Gli inglesi spesso usano anche la scala E per valutare la difficoltà, che tiene conto non solo della componente fisica ma anche di quella mentale e della sicurezza nella via.

Due climber trad in parete
L’attrezzatura di un Trad-Climber è composta da tutti i tipi di dispositivi di protezioni come dadi, nut, friend, camalot e molto altro ancora. | Foto: Berghaus

Arrampicata alpina

A differenza dell’arrampicata sportiva su vie lunghe, qui l’attenzione non è necessariamente rivolta alla difficoltà o allo stile della salita, ma al raggiungimento della vetta. Il che significa che spesso si ha camminato per diverse ore prima di cominciare ad arrampicare.

La corda viene assicurata in parete tramite protezioni veloci come friend e nut o altri dispositivi che possono anche essere usati come aiuto per superare dei passaggi difficili della via. Si capisce quindi subito che per questo tipo di arrampicata sono necessarie molte più attrezzature del solito. Le vie o percorsi alpini sono spesso esposti, poco sicuri e quindi potenzialmente pericolosi: è assolutamente necessario disporre di sufficiente esperienza, di conoscenze approfondite dell’arrampicata e del giusto materiale prima di affrontare una sfida di questo tipo.

Arrampicata su ghiaccio o mista

L’arrampicata su ghiaccio prevede l’uso di attrezzi da ghiaccio (picozze) e ramponi per ottenere una presa sulla superficie liscia del ghiaccio.

Può capitare che si incontrino sezioni rocciose in mezzo, che devono quindi essere padroneggiate con gli attrezzi da ghiaccio – in questo caso si parla di drytooling. Se invece c’è un misto continuo di roccia e ghiaccio, allora si parla di arrampicata mista. Esistono anche delle gare di arrampicata su ghiaccio, dove si deve arrampicare una parete artificiale con tutta l’attrezzatura da ghiaccio.

Per questa disciplina la valutazione delle vie viene effettuata usando la scala WI (WI=Water Ice) o la scala M (M=Mixed) e varia in base a diversi fattori come la temperatura e la radiazione solare. Dovendo arrampicare sul ghiaccio, le basse temperature sono obbligatorie – si tratta infatti di una disciplina esclusivamente invernale. Non essendo qualcosa di statico ed eterno, il ghiaccio può variare di molto anche mentre si è in parete: per questo motivo anche in questo caso sono necessarie delle ottime conoscenze prima di cominciare ad arrampicare su ghiaccio.

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