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Le supereroine di montagna

Donne che fanno la storia: alpiniste, climber, runner, sciatrici, cicliste

16 minuti di lettura
In occasione della festa della donna ci siamo proposti di celebrare 10 icone femminili che hanno fatto o stanno facendo la storia negli sport di montagna.

Solo 10 però … come scegliere? Ci sono talmente tante figure nei vari sport che sceglierne così poche diventa difficile. Soluzione? Abbiamo indagato sui social e vi presentiamo qui le 10 donne che hanno fatto breccia nei nostri e nei vostri cuori da sportivi outdoor.

In questo articolo troverai le storie di:

1. FRANCESCA CANEPA: la tenacia di un’Atleta tutta italiana

Cominciamo con un’eccellenza italiana nel trailrunning: due volte vincitrice del Tor des Géants (corsa di 330km con 24.000m d+ e 25 passi oltre i 2.000m da superare) nel 2012 e 2013, Francesca Canepa è stata la prima italiana a vincere l’oro femminile nell’UTMB nel 2018.

Francesca Canepa: prima donna italiana a vincere l'UTMB nel 2018 | Foto: Pascal Tournaire
Francesca Canepa: prima donna italiana a vincere l’UTMB nel 2018 | Foto: Pascal Tournaire

Correndo 170km con 10.000mt di dislivello in 26h03m48s Francesca si è classificata 1° tra le donne e 33° assoluta su 2.561 partecipanti nella prova più importante di skyrunning a livello mondiale. Un’impresa sensazionale per un’atleta entrata nel mondo del trail a 40 anni.

Eh si c’è voluto del tempo prima che Francesca si appassionasse alla corsa, anzi da adolescente il suo sogno erano il pattinaggio su ghiaccio e le olimpiadi di snowboard.
Purtroppo però all’età di 25 anni, Francesca si è dovuta reinventare perché considerata “troppo vecchia” per realizzare il suo sogno.
“Nasco mulo, ma soprattutto, mulo agonista. Serviva una nuova strada.”
L’incontro inaspettato con il trail le ha aperto una nuova vita, per lei lo sport e la competizione sono essenziali:

“… atleti secondo me si deve nascere. Essere atleti è un’inclinazione, un’attitudine, una predisposizione a servirsi del corpo come modalità principale di espressione e io ho avvertito molto presto l’attrazione verso tutto ciò che essere atleti rappresentava.” F. Canepa

2. COURTNEY DAUWALTER: l’ultra-runner da primo posto assoluto

Un’altra figura assoluta nel mondo dell’ultra è Courtney Dauwalter, un’ultra-maratoneta con il vizio di finire le gare lasciando dietro tutti gli uomini.

Nel 2018 nella Tahoe 200 Courtney Dauwalter si classifica seconda assoluta con solo 27 min di ritardo dal primo classificato | Foto: Salomon
Nel 2018 nella Tahoe 200 Courtney Dauwalter si classifica seconda assoluta con solo 27 min di ritardo dal primo classificato | Foto: Salomon

Courtney è una donna da record e podi assoluti:

  • Nel 2016 nella Javelina Jundred (100km) correndo 8h48m45s nel deserto di Sonora in Arizona arriva prima assoluta e segna il record femminile ancora imbattuto.
  • Nel 2017 nella Moab 420 (383km) con un tempo di 57h55m13s si classifica prima assoluta con un distacco di 10 ore sul secondo e segna il record assoluto ancora valido.
  • Nel 2018 nella Big Dog Backyard Ultra, la “gara senza fine”, compie 67 giri del circuito di circa 6,7km e si classifica seconda assoluta con un solo giro di differenza dal primo.
    I suoi 449 km percorsi sono ancora il record femminile imbattuto.
  • Ma non solo nel 2018 nella Tahoe 200 (321km) si classificaseconda assoluta con un tempo di 49h54m36s con soli 27min di ritardo dal primo.
  • Nel 2019 partecipa all’UTMB (170km e 10.000m d+) e con un tempo di 24h34m26s vince l’oro femminile e si classifica 21° assoluta.

Eppure, fino al 1972 alle donne non era consentito partecipare alle maratone – si diceva che le lunghe distanze non si adattassero al corpo femminile!
Se è innegabile che il corpo maschile abbia vantaggi dal punto di vista di forza e potenza, nelle gare di ultra-distanza emergono altri fattori, quali resistenza, tenacia e pazienza, che assottigliano la differenza tra i due sessi. Quindi donne “yes, we can!”

3. CATHERINE DESTIVELLE: la prima donna da piolet d’or

Alpinista e climber, Catherine Destivelle è una figura mitica indiscussa nel mondo della montagna.
Inizia la sua carriera di scalatrice a 15 anni nella zona di boulder vicino casa, la “sconosciuta” foresta di Fontainebleu.
Tra il 1985 e il 1988 è considerata la climber più forte del mondo: scala fino all’8a e si alterna sul podio con Lynn Hill.

Catherine si impegna ad alzare l’asticella del livello agonistico femminile nell’arrampicata nell’intento di dimostrare che le donne sono in grado di arrampicare e fare alpinismo al pari degli uomini.

Dopo l’agonismo dell’arrampicata il suo interesse si sposta verso la sua vera e grande passione: l’alpinismo. Delle sue innumerevoli spedizioni, Catherine ha fatto dell’arrampicata in solitaria la sua ispirazione principale.

  • Catherine Destivelle è un'incona dell'alpinismo femminile: è ancora l’unica donna ad aver scalato in solitaria Les Grandes Jorasses, il Cervino e la parete Nord dell’Eiger | Foto: Catherine Destivelle da Facebook
    Catherine Destivelle è un’incona dell’alpinismo femminile: è ancora l’unica donna ad aver scalato in solitaria Les Grandes Jorasses, il Cervino e la parete Nord dell’Eiger | Foto: Catherine Destivelle da Facebook
    Nel 1981 sale in 7 ore in solitaria la via diretta americana del Petit Dru
  • Nel 1990 sale in 4:20 ore in solitaria il pilastro Bonatti sul Petit Dru
  • Nel 1991 nonostante le critiche, decide di provare una nuova via in solitaria sul versante ovest del Drus. Dopo 11 giorni di bivacco in parete riesce in questa impresa sbalorditiva.
  • Nel 1992 scala in 17 ore in solitaria e in invernale il versante nord dell’Eiger (via Heckmair)
  • Nelle 1999 compie l’ascensione in solitaria della via Brandler-Hasse sulla parete nord della Cima Grande nelle Dolomiti.

Attualmente è l’unica donna ad aver scalato in solitaria Les Grandes Jorasses (Sperone Walker), il Cervino (via Bonatti) e la parete Nord dell’Eiger.

Le sue imprese alpinistiche (innumerevoli anche in Karakorum e Himalaya) vengono riconosciute e celebrate nel 2020, quando le viene assegnato il Piolet d’Or alla carriera (l’Oscar dell’alpinismo) – Catherine è ad oggi l’unica donna ad avere ottenuto questo riconoscimento.
In un’intervista del corriere della sera le viene chiesto cosa fosse per lei l’alpinismo:

«Un gioco. Gli alpinisti sono bambini con l’aspetto di grandi. La montagna è un ambiente che ti fa vivere. Una sensazione profonda e completa, perché affronti il pericolo che aumenta l’impressione di vivere. T’insegna ad apprezzare la scala di valori, le differenze». C. Destivelle.

4. TAMARA LUNGER: ascoltare il proprio corpo per raggiungere i propri sogni

Tamara Lunger ne ha vissute di tutti i colori ad alta quota: gioie, infortuni, conquiste e perdite… eppure questa alpinista non smette di vivere positivamente la montagna.
Tra i suoi più grandi successi possiamo elencare:

  • Nel 2010 diventa la donna più giovane ad aver raggiunto la vetta del Lhotse (8.516 m).
  • Nel 2011 conquista la montagna più alta del Kazakistan (Khan Tengri a 7.010m)
  • Nel 2014 è la seconda donna italiana nella storia a conquistare la vetta del K2 (8611 m) senza ossigeno e senza assistenza.
Per Tamare la montagna è come l’amore: può essere l’emozione più bella di tutte ma anche la più brutta | Foto: Tamara Lunger
Per Tamara la montagna è come l’amore: può essere l’emozione più bella di tutte ma anche la più brutta | Foto: Tamara Lunger

La montagna però la mette anche duramente alla prova:
Nel 2016 partecipa alla prima ascensione invernale del Nanga Parbat (8126 m) con Simone Moro, Alex Txikon e Ali Sadpara. Tuttavia è costretta a fermarsi a 70m dalla vetta.

Tamara però non si abbatte e non considererà mai questa vetta mancata un fallimento, ma piuttosto la dimostrazione della sua capacità ad ascoltare il proprio corpo:
“Non arrivare in cima al Nanga Parbat non è stata una sconfitta. Il successo va ben oltre il raggiungimento di una vetta”.

Nel 2020 tenta in invernale in Gasherbrum I (8.080m) ma il suo compagno Simone Moro cade in un crepaccio. Nelle manovre di salvataggio Tamara si ferisce alla mano ed è costretta a terminare la spedizione

Nel 2021 tenta il K2 in invernale ma decide di rinunciare al campo 3 (6.600m) per vari problemi. Questa spedizione si rivela tragica dapprima con la caduta di Sergi Mingote dallo Sperone Abruzzi e poi con la perdita di Juan Pablo Mohr, John Snorri e Ali Sadpara che hanno provato a continuare l’ascesa dopo la rinuncia di Tamara.

Nonostante tutte le difficoltà Tamara non rinnega mai l’alpinismo; per lei: “La montagna è come l’amore: può essere l’emozione più bella di tutte ma anche la più brutta: quando ti ferisce ti fa molto male, quando invece il tempo è bello, e non fa così freddo, ti senti una regina” T. Lunger

5. NIVES MEROI: l’espressione della femminilità in tutti i 14 Ottomila

Tra le maggiori alpiniste della storia troviamo anche Nives Meroi che, insieme al marito Romano Benet, è stata la prima coppia ad aver scalato tutti i 14 Ottomila, senza l’uso di ossigeno supplementare, né portatori d’alta quota.

La loro storia particolare è un misto di record, rinunce e sacrifici:

  • Nel 1998 raggiungono la vetta del Nanga Parbat (8125m) in sole 9 ore dall’ultimo campo, riuscendo in un’impresa tecnicamente e fisicamente eccezionale
  • Nel 1999 è la volta della cima dello Shisha Pangma (8046m)
  • Nel 2003 segnano una tripletta d’eccezione salendo in soli 20 giorni il Gasherbrum I (8068m), il Gasherbrum II (8035m) e il Broad Peak (8047m)
  • Nel 2004 le scalate continuano con l’ascesa sul Lhotse (8516 m) effettuata in soli 3 giorni
  • Nel 2006 la lista si amplia con il Dhaulagiri (8167m) e K2. Con queste salite, Nives raggiunge “quota nove”, il massimo delle vette oltre gli 8000m raggiunte nella storia da una donna
  • Nel 2007 arriva anche la montagna più alta, l’Everest (8850m)
  • Nel 2008, raggiungono il Manaslu (8163 mt.) dopo solo tredici giorni.

Nel 2009 Nives è in corsa per diventare la prima donna ad aver raggiunto tutti i 14 Ottomila.
Decidono di provare il Kangchenjunga, ma il compagno poco prima della vetta, non sentendosi bene, decide di rinunciare e sprona Nives a continuare senza di lui.

Nives, che dichiara di vedere l’alpinismo come “un’esplorazione di sé stessi in contesti diversi” e critica fortemente il fatto che “l’alpinismo himalayano femminile sia diventato una corsa con come unico obiettivo”, decide di rinunciare anch’essa alla vetta e di prendersi cura del marito (affetto di aplasia midollare).

Nives Meroi (58 anni) e Romano Bennt (67) sulla cima dell'Annapurna completano tutte le 14 ascensioni degli Ottomila | Foto: De Simone
Nives Meroi (58 anni) e Romano Bennt (67) sulla cima dell’Annapurna completano tutte le 14 ascensioni degli Ottomila | Foto: De Simone

Dopo aver affrontato “la quindicesima vetta, quella della vita” come lei stessa la definisce, riprende nel 2014 il cammino himalayano e arriva sui 8.586 metri del Kangchenjunga.
Nel 2016 scalano il Makalu (8481m) e nel 2017 arrivando sulla cima dell’Annapurna (8091m) – Nives e Roamno completano cosi il «grande tour» delle 14 cime.

Con Nives si delinea un alpinismo caratterizzato da un desiderio di bellezza, onesto, pulito, leggero, non violento, che sposta l’obiettivo dal quanto al come. Un alpinismo femminile che lei stessa definisce con queste parole:

“Quando arrivo in cima a una montagna, il mio non è mai uno sguardo di conquista, è uno sguardo che abbraccia. Non la vivo come una sfida alla natura, ma come una ricerca di un’armonia di me all’interno dell’ambiente. È una forma di appartenenza. …Lassù io sono Nives la pietra, Nives la neve…Sono un’alpinista, però con l’apostrofo e quell’apostrofo è la mia bandierina di donna che faccio sventolare lassù. …Per i maschi una cima è un desiderio esaudito, per me è il punto di congiunzione con tutto il femminile di natura”. N. Meroi

Su iniziativa del Presidente della Repubblica nel 2010, Nives è stata nominata Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica italianaPer gli eccezionali traguardi raggiunti nell’alpinismo di alta quota, un’attività che era rimasta a lungo prerogativa maschile”.

6. LYNN HILL: “it goes, boys” – una climber da “nulla è impossible”

Ragazzi, si può fare!” sono le parole di Lynn Hill, una leggenda vivente nel mondo dell’arrampicata, subito dopo la prima salita al mondo della via The Nose, su El Capitan, in meno di 24h…un’impresa ritenuta da tutti impossibile.

“it goes, boys” - insieme a Steve Sutton, Lynn Hill compie la prima salita al mondo (femminile e maschile) della via The Nose su El Capitan, in meno di 24 ore | Foto: Pixabay
“it goes, boys” – insieme a Steve Sutton, Lynn Hill compie la prima salita al mondo (femminile e maschile) della via The Nose su El Capitan, in meno di 24 ore | Foto: Pixabay

Lynn scala per il puro piacere: l’armonia con la parete, la calma mentale e il giusto equilibrio tra energia e grazia nei movimenti caratterizzano il suo stile unico in falesia. L’arrampicata è la sua terapia che le permette di essere in buona salute e vivere felice a tutti i livelli di esistenza.

La sua storia di incredibile determinazione, ispirazione, e straordinario coraggio le riservano un posto tra i più grandi arrampicatori di tutti i tempi.

  • Nel 1990 scala il primo 8b+ femminile al mondo: Masse Critique (a Cimaï, Francia)
  • Nel 1993 compie la prima salita in libera con Brooke Sandahl della via The Nose, impiegandoci 4 giorni.

Non soddisfatta del risultato l’anno dopo, nel 1994, compie, insieme a Steve Sutton, la prima salita al mondo (femminile e maschile) della via The Nose su El Capitan, in meno di 24 ore entrando per sempre nella storia dell’arrampicata.

6. Bis LAURA ROGORA: un orgoglio italiano nell’arrampicata sportiva

Trattando di arrampicata non possiamo non nominare Laura Rogora: una climber che si sta facendo posto nei record femminili di arrampicata su roccia.

  • Laura Rogora vince la Coppa del Mondo a Briancon nel 2020| Foto: Simon Legner, cc-by-sa-4.0
    Laura Rogora vince la Coppa del Mondo a Briancon nel 2020| Foto: Simon Legner, cc-by-sa-4.0
    A maggio 2020 diventa la prima donna italiana e 5° donna al mondo a salire un 9a+ (Pure Dreaming Plus, ad Arco)
  • A luglio 2020 è la seconda donna al mondo e la prima italiana ad aver scalato una via di grado 9b (Ali hulk nella versione sit extension total)
  • Inarrestabile, il 22 agosto del 2020 Laura è la prima italiana a conquistare un oro mondiale, con la vittoria della Coppa del Mondo di Lead a Briançon.

Con risultati cosi, non resta che tenerla d’occhio per vedere fin dove farà arrivare l’asticella dei record dell’arrampicata femminile.

Restando nell’agonismo, ma passando agli sport invernali vediamo adesso 3 donne che hanno portato alto il tricolore nel mondo.

7. DOROTHEA WIERER: un’atleta da record di vittorie nel biathlon

Con uno stile impeccabile e gli occhi truccati per sottolineare la sua femminilità anche in gara, Dorothea Wierer è diventata una grande campionessa indiscussa nel biathlon.

Poco importa la specialità del biathlon, Dorothea riesce a salire sui gradini del podio e a portare alto il tricolore:

  • Dorothea Wierer, campionessa indiscussa nel Biathlon, ha conquistato 3 ori in 3 diverse discipline ai mondiali 2020 | Foto: Leonprimer
    Dorothea Wierer, campionessa indiscussa nel Biathlon, ha conquistato 3 ori in 3 diverse discipline ai mondiali 2020 | Foto: Christian Bier
    Tra il 2016 e il 2020 Dorothea è stata la terza atleta al mondo ad aver ottenuto un successo a livello internazionale in tutti i sette formati di gara del biathlon (staffetta mista, staffetta femminile, mass start, inseguimento, individuale, sprint, pursuit) – impresa riuscita fino ad ora solo ai francesi Martin Fourcade e Marie Dorin.
  • Nel 2019 è la prima atleta italiana a vincere la Coppa del Mondo di Biathlon. Coppa che difenderà l’anno dopo con un incredibile sorpasso finale.
  • E infine arriviamo ai Mondiali 2020 di Cortina, nei quali Dorothea realizza una doppietta vincendo l’oro sia nell’inseguimento che nell’individuale e diventando così la 3° italiana (dopo Compagnoni e Belmondo) a conquistare 3 ori mondiali in 3 discipline individuali diverse.

8. SOFIA GOGGIA: il coraggio di non mollare

Cadere e rialzarsi, doversi fermare a causa di infortuni ma non perdere mai la motivazione e rimettersi al lavoro… Sofia Goggia conosce bene questa routine che l’ha portata a diventare una grande campionessa di sci alpino.

Nel 2009 insieme alle gioie delle prime grosse medaglie, Sofia scopre anche le pene dei primi infortuni al ginocchio che si porterà avanti per tutta la sua carriera. Ma non si lascia abbattere, accetta la sfida: se questo è il percorso da seguire ce la farà.

Nella sua prima gara di Coppa del Mondo a dicembre 2011 cade nello slalom gigante; ma la rivincita arriva ben presto nel febbraio 2012 quando vince l’oro nel supergigante e nella supercombinata in Coppa Europa. Stiramenti, rotture del crociato e cisti sempre al solito ginocchio la rallentano e la obbligano ad una lunga pausa.

Dopo essersi ripresa dal lungo infortunio, Sofia Goggia vince 13 medaglie nella stagione 2016-17 | Foto: (www.2eight.de) Stefan Brending
Dopo essersi ripresa dal lungo infortunio, Sofia Goggia torna a gareggiare e nella stagione 2016-17 vince 13 medaglie | Foto: (www.2eight.de) Stefan Brending

Nella stagione 2016-17 Sofia, più carica che mai torna a vincere e raccoglie 13 podi tra cui un bronzo ai Mondiali di Sankt Moritz. Ma la sorpresa arriva con i giochi olimpici del 2018 dove Sofia realizza il suo sogno da bambina: vince l’oro nella discesa libera battendo Lindsey Vonn.

Sofia diventa allora inarrestabile: nel 2018 vince la Coppa del Mondo, si ferma per una frattura al malleolo ma torna nel 2019 con due podi in Coppa del Mondo e un argento nei Mondiali di Are.

Nella Coppa del Mondo del 2021 Sofia entra nell’olimpo dello sci: è la prima italiana a conquistare 4 ori consecutivi (a Val d’Isère, Sankt Anton e doppietta a Crans Montana) e un argento (Val d’Isère) realizzando un poker nella discesa libera come mai nessuno. Purtroppo, un altro infortunio la blocca, ma data la sua storia chissà cosa ha in serbo per il 2022…!
Come dice lei «Un fisico ben allenato senza testa non vale niente. Un fisico meno allenato ma con tanta testa può valere tutto».

9. ARIANNA TRICOMI: portare alto il tricolore nel mondo

Per concludere la nostra panoramica sulle supereroine dello sci, non possiamo non parlare di Arianna Tricomi. Un’atleta da record che ha preso l’abitudine di portare il tricolore sul gradino più alto nel podio dello sci freeride.

Dal 2018 Arianna si impone nel Freeride World Tour, un circuito internazionale di gare professionistiche di sci e snowboard freeride:

  • Arianna Tricomi è la prima atleta a vincere per 3 volte consecutive il titolo di campionessa mondiale | Foto: Red Bull
    Arianna Tricomi è la prima atleta a vincere per 3 volte consecutive il titolo di campionessa mondiale | Foto: Red Bull
    Nel 2018 diventa la prima italiana ad aver vinto il FWT con 9.700 punti e un distacco di più di mille punti sulla seconda (Eva Walkner).
  • Nel 2019 resta in testa in tutte le tappe di stagione, e riconferma il secondo titolo consecutivo con 9.100 punti.
  • Nel 2020 conquistando 24.000 punti entra nella storia e si aggiudica il titolo di campionessa del mondo per la terza volta consecutiva, impresa mai riuscita a nessun’altra atleta.

In un’intervista alla Gazzetta dello Sport, Arianna spiega la sua passione per lo sci freeride:

“Sciare è sempre stata la mia passione, ma solo fuoripista ho trovato la felicità: disegno le mie linee e vivo la montagna nel suo senso più profondo, in mezzo a bellezza e silenzio”. A. Tricomi

10. PAOLA PEZZO: un oro da sogno nelle olimpiadi del 1996

Per finire il nostro articolo parliamo di uno dei miti assoluti dello sport italiano: Paola Pezzo diventata la prima campionessa olimpica della storia del cross country ad Atlanta nel 1996.

Nonostante un inizio catastrofico, Paola Pezzo riesce a conquistare il titolo di prima campionessa olimpica nel cross country nel 1996| Foto: Paola Pezzo
Nonostante un inizio catastrofico, Paola Pezzo riesce a conquistare il titolo di prima campionessa olimpica nel cross country nel 1996| Foto: Creative Commons https://www.flickr.com/photos/bestkevin/ 

Il mio sogno era quello di partecipare alle Olimpiadi fin da quando praticavo lo sci di fondo. Quando però quando ho iniziato con la MTB, ho pensato che non avrei potuto raggiungerlo, non essendo questa disciplina annoverata fra quelle olimpiche. Ma la fortuna mi assistette, perché dal 1996 la MTB venne inclusa ed avrei così potuto realizzare il mio sogno. P. Pezzo

Nel 1994 Paola viene selezionata per partecipare alle prime Olimpiadi: in questi 2 anni segue un allenamento rigidissimo con un solo scopo – andare in America e portare a casa la tanto sognata medaglia d’oro.

La gara però non si svolge come Paola ha pianificato: oltre alle condizioni praticamente disumane (40° con il 98% di umidità), Paola subisce una caduta al primo giro ed a causa di un guasto tecnico è costretta ad affrontare una salita con la bici in spalla. Anche se i commentatori vedono la vincita come ormai un’impresa insperata, Paola torna in sella e con una gran forza di volontà rimonta tutte le avversarie vincendo il primo oro olimpico nella storia del Cross Country.

Dopo questa vincita Paola è inarrestabile: vince innumerevoli altri titoli e difende il suo oro olimpico 4 anni dopo con una gara spettacolare alle Olimpiadi di Sydney. Diventando 2 volte campionessa Mondiale (1993, 1997), 2 volte campionessa olimpica (Atlanta 1996 e Sydney 2000) e conquistando 2 bronzi in Coppa del Mondo (1999 e 2000) Paola è una (l’altra è Gunn-Rita Dahle) delle uniche due atlete cross-country ad aver vinto Olimpiadi, Mondiali e Coppa del mondo.

 

Chiaramente questi sono solo alcuni esempi delle più grandi atlete di montagna… vorremmo raccontare molte altre storie ma finiremmo per scrivere un articolo infinito. Ad ogni modo GRAZIE a tutte le grandi donne che con la loro passione e le loro imprese eccezionali sono fonte di ispirazione per tutti noi atleti ed atlete dilettanti appassionati di montagna.
E voi che ne pensate? Chi è la vostra atleta preferita? Lasciateci un commento qui sotto e faremo del nostro meglio per scrivere altri articoli e raccoltare molte altre storie 😉

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